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Piccolo manuale per preparare da soli i vostri insetti (parte 3)

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Published in 
Insetti
 · 11 Mar 2018

Libellule, Neurotteri, Ditteri, Imenotteri
Tutti questi insetti solitamente non presentano particolari difficoltà di preparazione, salvo la ridotta dimensione della maggioranza delle specie che richiede molta pazienza e precisione. Mettete sempre in posa prima le zampe, poi le ali e infine raddrizzate la testa (e le antenne degli Imenotteri). In tutti i gruppi le ali sono molto delicate; si consiglia, per metterle in posa aperte, di forarle con spilli molto sottili (00 o 000). Per i Ditteri l’operazione è più semplice in quanto è presente un solo paio d’ali (a meno che non vogliate cimentarvi coi bilancieri). Per quanto riguarda gli Imenotteri, spesso, come in certi Bombi, le zampe centrali vanno rivolte in avanti come il primo paio (quindi non come in Fig.37).

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Inoltre le ali anteriori hanno sul margine posteriore degli invisibili uncini con cui si agganciano a quelle posteriori: trascinando le prime, se ancora agganciate, anche le seconde verranno appresso facilitando la messa in posa. Se si sono staccate, provate a riunirle strusciandole con una piccola rotazione. Ricordiamo infine che gli splendidi colori metallici delle libellule (Fig.36), dopo la morte tendono a svanire: si potrebbe disidratarle o congelarle, ma l’esito non è garantito.

Emitteri
Come gli Imenotteri, anche gli Emitteri, che siano Eterotteri (primo paio d’ali per metà coriacee, per metà membranose, seconde tutte membranose, Fig.38) oppure Omotteri (entrambe le ali membranose, Figg. 39 e 20), hanno degli uncini che agganciano il primo paio d’ali al secondo, pertanto nella rotazione delle prime trascinerete in posa anche le seconde. Se si sganciano non dovrebbe esser difficile riunirle, altrimenti non vi resta che metterle in posa separatamente. Le zampe non presentano particolari difficoltà: non fatevi ingannare dal primo paio che può essere allungato ulteriormente stendendo il primo segmento prossimale. Anche in questo caso le difficoltà maggiori nasceranno col ridursi delle dimensioni. Conservate tutte le zampette che possono staccarsi dagli arti, per rincollarle successivamente capovolgendo l’animale asciutto (degli spilli a croce sotto di esse aiuteranno a tenerle nella posizione giusta durante l’incollaggio).

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Fasmidi
Esistono un’infinità di Fasmidi, dagli insetti stecco a quelli foglia, e per ognuno starà al vostro ingegno trovare la giusta soluzione per bloccarli adeguatamente con gli spilli nella posizione ottimale. In tutti i casi, specie negli esemplari più piccoli, le zampe, così come il corpo, sono molto delicate e soggette a staccarsi da sole facilmente. Non disperate: potete metterle ugualmente in posa accostandole al corpo per incollarle ad esso successivamente, una volta asciugatosi il tutto. Certi Fasmidi alati sono altrettanto belli messi in posa ad ali aperte (Fig.40), sempre che non si voglia alterare la più gradevole immagine a foglia più evidente in talune femmine (Phyllium) o a ramoscello di alcuni maschi (Phasma, Fig.41). Esistono Fasmoidei con ali dai colori molto vivaci che vale comunque la pena di distendere aperte: si consiglia di trattarle come per gli Ortotteri.

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IMBALSAMAZIONE DI INSETTI MORTI D’ALLEVAMENTO
Se gli insetti non sono già essiccati, ma provengono dalle vostre battute di caccia o morti di vecchiaia dai vostri allevamenti, vi consigliamo di congelarli per bloccare il processo di putrefazione se non avete tempo di prepararli immediatamente, altrimenti di svuotarli subito prima che si rovinino: a parte la puzza, le interiora marciscono rapidamente liquefacendosi, rendendo il tutto più disgustoso e laborioso. Nel caso di un insetto precedentemente congelato, e’ ovvio attendere che si sia scongelato del tutto prima di procedere all’imbalsamazione.

Esempio di imbalsamazione della femmina adulta del Fasmide Heteropteryx dilatata
Assicurarsi che sia morta lasciando passare almeno un paio di giorni dopo averne constatato la totale immobilità (a meno che una volta adulta non l’abbiate uccisa voi, ma, a parte l’ovvia crudeltà, non sarebbe logico visto che sino all’ultimo giorno di vita continua a deporre le uova, indispensabili se avete per l’appunto un allevamento). Capovolgete l’animale e praticate con un paio di forbicine un’incisione longitudinale sul ventre, pochi centimetri dall’estremità dell’addome sino oltre a metà torace (Fig.42).

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Con l’aiuto di un paio di pinzette (e di guanti in lattice, se preferite) divaricate il ventre e togliete con pazienza tutte le interiora. Troverete anzitutto il reticolo che avvolge l’apparato riproduttore. Attenzione a non gettare via anche le uova giunte a maturazione (se ne possono trovare sino a quasi una decina: sono scure e coriacee, anziché rosse e gelatinose). Quindi, ripulito l’addome, salendo al torace troverete l’epatopancreas che riempie il rimanente della cavità e che verrà via con tutto il tubo digerente: dovrete tagliarlo o la testa tenderà a introflettersi. Raschiate con le stesse pinzette o un bisturi a punta tonda l’interno del corpo togliendo tutti i residui (non siate troppo pignoli, o rischiate di forare o rendere trasparente la cuticola), poi spalmatelo (Fig.43) con generosità con della pomata tassidermica (reperibile nel nostro catalogo accessori) e infine riempite il tutto con dell’ovatta leggermente imbevuta della stessa pomata (non troppo, dovrà comunque restare parzialmente asciutta, Fig. 44). Dopo che avrete ripulito e gettato via quanto rimosso, trasferite ora l’animale su una lastra di polistirolo, riaccostate i lembi del corpo facendoli combaciare aiutandovi con degli spilli posti ai lati e fatelo asciugare, mettendo contemporaneamente in posa arti ed antenne, prima che si secchino del tutto, irrigidendosi.

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Parassiti e conservazione
I parassiti sono il tasto dolente di tutte le collezioni, private o di musei. Piccoli coleotteri, quale il dermestide Anthrenus museorum (adulto 2-3 mm) che si nutrono dei corpi secchi degli insetti morti, riescono ad infilarsi anche nelle bacheche più ermetiche, e quando la loro presenza diventa ormai evidente (frammenti e polvere al di sotto dell’esemplare da collezione) il danno è ormai fatto. L’infestazione è già ad uno stadio avanzato, con uova deposte all’interno degli insetti e parti che si staccano via via che procede il lauto banchetto. Per scongiurare questa calamità si usa mettere degli antiparassitari in un angolino all’interno delle bacheche, in genere canfora o naftalene, in polvere o in frammenti all’interno di appositi esalatori (tutte cose che troverete nel nostro catalogo accessori). Se invece l’infestazione è già in atto, più che la canfora è utile il paradiclorobenzolo, un potente tarmicida che è più tossico e quindi preferibile usare solo come estremo rimedio e non per la normale conservazione. Controllate quindi spesso le vostre collezioni rinnovando l’antiparassitario prima che questo sia evaporato del tutto. Per le collezioni di farfalle, raccomandiamo sempre di non lasciarle mai esposte alla luce diretta che ne sbiadisce i colori delle ali. Siccome l’effetto fotochimico della luce solare agisce anche con l’illuminazione indiretta (seppur più lentamente) è preferibile riporre le bacheche al buio piuttosto che appenderle ad una parete di una stanza illuminata.

Ci auguriamo di esservi stati d’aiuto, e che tutte queste nostre parole più che complicarvi le cose siano in realtà servite a convincervi che la preparazione di insetti e altri artropodi non è poi così difficile come potrebbe sembrare... e quindi, buon lavoro!

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