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Vampire Killer

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Published in 
Cronache Nipponiche Vampiri
 · 29 Jun 2019
Vampire Killer Sega Megadrive japan front cover.
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Vampire Killer Sega Megadrive japan front cover.

Data di uscita: 18/03/94
Formato: Sega Megadrive Cartridge


Il Sega Megadrive aveva debuttato già da sei anni in Giappone, ma la Konami non gli aveva mai dedicato grande interesse, restando piuttosto fedele alla Nintendo per quanto riguardava il mercato delle console. Tuttavia, dopo lo sviluppo di Dracula X per una console della Nec, e forse a causa del sempre crescente successo occidentale del MegaDrive, che soprattutto in America aveva grandemente superato il SuperFamicom in quanto a vendite, la Konami si decise infine, seppur alquanto tardivamente, di supportare il 16bit della Sega con titoli del tutto inediti ed esponenti di saghe classiche, e fu così che il progetto di supporto coinvolse anche la saga di Akumajou Dracula, uno dei veri portabandiera della Konami. Come accaduto per Dracula X su PC-Engine, però, piuttosto che convertire o riproporre un precedente titolo della serie, si decise di sviluppare un gioco completamente inedito e nuovo. In questo caso, l’innovazione fu tale che si sarebbe quasi potuto parlare di uno spin-off della serie originale piuttosto che di un suo nuovo capitolo: Vampire Killer non vedeva neppure nel suo titolo le parole ‘Akumajou’ o ‘Dracula’, e collocava le sue vicende in scenari sparpagliati per tutta l’Europa, piuttosto che nel tradizionale castello demoniaco. Tuttavia, questo gioco sarebbe stato successivamente sempre citato nelle cronologie ufficiali di AkuDora, nonché a tratti ripreso da titoli successivi della serie, indi oggi vi si considera definitivamente ricompreso.

Narrativamente parlando, con una mossa che parve molto radicale, la Konami configurò la storia di questo gioco come il diretto seguito delle vicende narrate nel libro Dracula di Bram Stoker, in questo modo includendo caparbiamente il classico letterario nella ‘sua’ cronologia draculesca e ponendo ufficialmente fine all’annoso dilemma degli appassionati: “ma il Dracula della Konami è proprio lo stesso della letteratura?”. La risposta era dunque affermativa, una volta per tutte. Dunque, siamo ora nel 1917, mente l’Europa è dilaniata dalla Grande Guerra. Venti anni prima, nel 1897, la centennale resurrezione di Dracula era stata annullata dal Quincey Morris, che nel romanzo di Stoker riuscì nel 1897 a uccidere il sanguinario conte seppur a costo della vita, e che la Konami ci dice ora essere in realtà un discendente dei Belmondo nonché ereditiere della loro leggendaria frusta ammazzavampiri. Tuttavia una nuova minaccia incombe sul Vecchio Continente, la contessa Elizabeth Bathory (personaggio storico realmente esistito e demonizzato come vampiro a causa della sua sadica passione sanguinaria per le fanciulle, infine giustiziata nel 1614), è resuscitata a 300 anni dalla sua esecuzione, affiancata dalla sua fedele strega Dorottya Szentes (altro personaggio storico, ricordato come fattucchiera al servizio della contessa Bathory), e cerca tra le pieghe della guerra nuove vittime per vendicarsi dell’umanità nonché per procacciare utili vittime per intentare una cerimonia di ‘resurrezione anticipata’ del Conte Dracula. Ad opporlesi c’è però il massiccio Johnny Morris, figlio di Quincey Morris e come suo padre successore del sangue, della frusta e del destino dei Belmondo, affiancato dall’efebico Eric Ricardo, un ex-amante dell’arte ‘risvegliatosi’ come ammazzavampiri dopo che la contessa Bathory ha vampirizzato la sua innamorata, e misteriosamente armato di una lancia eloquentemente chiamata ‘Alucard Spear’ (si noti inoltre che ‘Alucard’ in giapponese si pronuncia come ‘arukaado’, mentre ‘Ricardo’ si pronuncia come ‘rikaado’, da cui una evidentemente voluta assonanza che sottolinea il legame tra i personaggi).

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Tecnicamente parlando, Vampire Killer non può certo competere con il capitolo già sviluppato per SuperFamicom, console dotata di potenzialità grafico-sonore ben superiori a quelle del MegaDrive, e d’altro canto anche Dracula X per PC-Engine appare (e suona) ben superiore a questo capitolo sviluppato per la console Sega. Tuttavia, a dispetto del limite tecnologico, Vampe Killer resta un titolo molto moderno (come dimostra anche la ricercatezza dell’impianto narrativo posto alle sue spalle) e artisticamente raffinato. I fondali, in particolare, non solo ritraggono scenari insolitamente variegati per la saga (discostandosi dal tema del castello demoniaco, i programmatori presero spunto e ispirazione da celebri scenari europei, dalla Torre di Pisa al Palazzo di Versailles), ma spremono le potenzialità grafiche del MegaDrive nella creazione di effetti e cromatismi di assoluto pregio, laddove anche gli sprite appaiono ben definiti e animati per l’epoca. Le musiche, altra tipica ‘nota tecnicamente dolente’ nella softeca del MegaDrive, sono anch’esse meravigliosamente orchestrate a dispetto dei limiti della console, soprattutto grazie al genio di una tra i loro autori, la compositrice Yamane Michiru, che si sarebbe poi affermata come la più significativa e rappresentativa firma delle musiche della saga.

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La giocabilità del titolo resta classica: sei livelli di pura azione su piattaforme. Tuttavia, la varietà di gioco è di nuovo incrementata dalla presenza di bivi alternativi, oltre che dalla differenziazione dei due personaggi a disposizione del giocatore: se Johnny è il ‘tipico’ Belmondo armato di frusta e subweapon (in questo caso solo tre: croce, boomerang e acqua santa), Eric attacca con la sua Alucard Spear (più le stesse subweapon a disposizione di Johnny). I due protagonisti vantano inoltre un diverso attacco speciale ciascuno. Come era accaduto per Dracula X, infine, anche Vampire Killer risulta ben solido dal punto di vista del motore di gioco e del bilanciamento della difficoltà, come ci si sarebbe atteso da un titolo moderno e ben sviluppato. Il risultato fu quindi un titolo del tutto godibile e in qualche modo ‘originale’ nella saga di AkuDora, soprattutto in quanto ad ambientazione.

A differenza di Dracula X, questo titolo fu distribuito in occidente, sia nei territori americani che europei, dove il MegaDrive godeva di un mercato ben più florido che in Giappone. Tralasciando i molti orrori della localizzazione inglese del titolo (titoli alternativi, stravolgimento del personaggio di Eric, citazioni storiche del tutto mancate), bisogna invece notare che la sua versione originale giapponese, forse a causa di una tiratura non troppo alta dovuta alla scarsa diffusione del MegaDrive in terra nipponica, finì ben presto per divenire rara, assai ricercata dai collezionisti, e quindi assunse (e tuttora mantiene) un elevato valore collezionistico.

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