GIOCHI TRADIZIONALI SARDI

Si prendeva un pezzo di canna e in un segmento si faceva un forellino. La canna veniva bucata all' interno e chiusa ad una estremità. ( La canna non è sempre bucata negli internodi ? ) Appena la canna era pronta, si posava sul forellino precedentemente praticato la galla della quercia ( sa laddara ). Soffiando da un lato della canna, la " laddara " saliva e scendeva. Vinceva la gara chi riusciva a tener più a lungo " sa laddara " senza farla cadere. ( Ales - Villaverde - Villaurbana )

Tre bambini incrociavano le braccia e vi incassavano le teste, formando un' unica colonna ben salda sul terreno. Gli altri giocatori, ad uno ad uno, li saltavano e, scivolando lentamente al di sopra della colonna, dovevano rovesciarsi e cadere al di sopra di essa, mettendo la testa fra le gambe di uno dei compagni che la costituivano. Perdeva chi cadeva sulla schiena e chi sfiorava il terreno con il lembo della giacca. ( Ghilarza )

Un gruppo di bambini giocava su una panca di pietra ( che di solito si trovava nei cortili interni delle case o negli ingressi ). Si faceva la " conta " per stabilire chi stava sotto e l' ordine di gioco degli altri bambini. Il bambino che stava sotto si appoggiava sulla panca di pietra, col capo fra le braccia. Il primo giocatore saltava sulla schiena del compagno, il secondo sulla schiena del primo che aveva saltato e così via. Chi non riusciva a tenersi sopra i compagni e poggiava un piede in terra prendeva il posto del primo giocatore che stava sotto. Lo stesso capitava al giocatore che rifiutava di saltare o che non riusciva a sa...

Si giocava con un numero pari di giocatori. Ogni coppia decideva chi era il cavallo e chi il cavaliere. Il cavaliere saliva sulle spalle del cavallo. Le coppie tentavano, con calci e spinte, di far cadere cavallo e cavaliere delle altre coppie. Vinceva la coppia che restava nella posizione iniziale per ultima. ( Sorgono )

Era un gioco praticato esclusivamente dai maschietti. I giocatori formavano due squadre di sei o sette ragazzi. Dietro sorteggio una delle due squadre svolgeva il ruolo di " cavallo ". Un componente di questa squadra si metteva con le spalle al muro per fare da perno di sostegno e cuscino ai compagni ; il primo dei compagni, curvandosi, lo abbracciava forte alla vita e gli altri, via via, abbracciavano il compagno che stava davanti mettendogli il capo di fianco, in modo da formare una solida catena. A questo punto uno dei componenti l' altra squadra ( i "cavalieri" ) gridava: Quaddus fottis ! ( Cavalli, siate forti ! ). Il giocatore c...

La " musa" era una misurazione che i ragazzi facevano con i piedi, camminando. Serviva per misurare le distanze del gioco. Si tracciava in terra una linea e si stabiliva, con una conta, chi doveva saltare e chi doveva chinarsi per essere saltato. Quindi si faceva la " conta" per stabilire l' ordine in cui i ragazzi dovevano saltare e si decideva anche a quante " muse " di distanza dalla linea di partenza il giocatore che stava sotto doveva chinarsi. Secondo l' ordine stabilito, i ragazzi saltavano il compagno curvo. Se tutti riuscivano a saltare, la distanza del compagno chinato aumentava di una, due, tre " muse ", a seconda di qu...

Si giocava in pochi o in molti bambini. A volte erano più di quindici. Con una "conta" si stabiliva chi doveva star sotto e chi doveva saltare e l' ordine in cui i giocatori dovevano saltare. Il giocatore che stava sotto si chinava e appoggiava le mani sulle ginocchia. Gli altri, in fila, saltavano secondo una sequenza prestabilita da frasi, del tipo : L' una monta ( salto semplice) Due bue ( salto semplice) Tre re ( salto semplice) Quattro spazzini ( subito dopo il salto, i bambini dovevano spazzare con le dita il terreno ) Cinque cadaveri ( saltando si doveva dare un calcio al compagno chino ) Sei morte ( saltando si incrociavan...

Si giocava in molti bambini. Si faceva la conta e si sceglieva il bambino che doveva iniziare. Gli altri si sistemavano su una linea retta, a circa un metro e mezzo di distanza l' uno dall' altro. I bambini, col busto flesso in avanti e le mani appoggiate sulle ginocchia, aspettavano che il primo compagno li saltasse tutti. Appena il primo terminava, si metteva avanti a tutti e partiva l' ultimo della fila e il gioco continuava. ( Tresnuraghes)

I giocatori si mettevano ritti sulle mani e con il corpo perpendicolare al terreno, tenendosi in equilibrio. Vinceva chi resisteva di più in questa posizione. ( Ghilarza )

Nel periodo in cui veniva fatto questo gioco, il lucido da scarpe veniva venduto in piccole scatole di metallo. I bambini ne conservavano i tappi, ne appiattivano i bordi e ne facevano quindi dei dischi. A volte, per renderli più pesanti, prima di schiacciarli, inserivano all' interno del tappo, un disco di cartone che lo rendevano più prezioso. I bambini tracciavano una linea di lancio e una di arrivo. In ordine prestabilito, i giocatori lanciavano i loro dischi verso la linea d' arrivo. Il bambino che riusciva ad avvicinare di più il disco alla linea vinceva i tappi di tutti gli altri giocatori. ( Ghilarza)