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Quando ero all'università

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Published in 
Architecture
 · 9 Feb 2020

Ho ben poche nozioni in merito alla pianificazione urbanistica, essendo questo líinizio della conoscenza di aspetti. Credo perÚ che non sia fondamentale avere
conoscenze
specifiche per esprimere ciÚ che si sente rispetto al luogo in cui si vive (partiamo come analisi dalla propria citt‡), avendolo confrontato per vicinanza, turismo
o grazie alle immagini dei film, con quelli che si ritengono luoghi modello o citt‡ ideali. Vorrei iniziare quindi a parlare della mia citt‡ che spero di conoscere:
Cagliari. Credo che ognuno sia legato al luogo in cui ha vissuto per pi˘ di 20 anni, indipendentemente dal fatto che questo sia o meno ben realizzato urbanisticamente.
Non vado
fiero della mia citt‡ per alcuni aspetti ma quando sono lontano, dopo pochi giorni iniziano a mancarmi alcune zone, alcuni particolari senza senso immediato, le
stradine contorte e strette del centro storico, líatmosfera e gli odori che la pervadono. La maggior parte del tempo in cui ci penso, perÚ, sono malinconico per la
mia citt‡ in quanto sono convinto che ci vorrebbe poco per renderlo un luogo ben pi˘ vivibile per tutti e, altresÏ, conscio che questa volont‡ Ë di pochi, quindi quasi
costretta a rimanere utopia. A costo di sembrare banale, citare argomenti gi‡ noti e scivolare nella noiosit‡, non posso non elencare la mancanza di parcheggi e il
conseguente nervosismo nellíarrivare nel posto desiderato, il mal funzionamento dei trasporti pubblici, líassenza ingiustificata e ingiustificabile del verde pubblico
che da un punto di vista psicologico renderebbe tutto il posto migliore rispetto a quello che Ë, líinteresse dei soliti furbetti politicanti di tramutare una storica piazza
centrale in parcheggio e tanto ancora pessimo senso del bene comune e della convivenza civile. Capisco che un luogo si plasma sulle esigenze degli abitanti, ma mi piace
pensare che debba essere vero soprattutto il contrario: i decisori-politici-potenti di turno dovrebbero strutturare la citt‡ in modo da accrescere il livello
culturale e civile della popolazione. Assurdo non vivere di turismo in un luogo che Ë un punto strategico del mediterraneo (i problemi esposti dai turisti
riguardano i negozi chiusi dopo una certa
ora oppure la domenica o ancora speso anche in Agosto) e che vanta molti ritrovamenti archeologici (storia da mostrare) e un paesaggio che lo circonda assolutamente
caratteristico. Data líorografia del territorio Ë impensabile predisporre piste ciclabili, ma anche incredibile non situarne diverse nelle zone che lo permettono.
Credo che grandi piazze, luoghi culturali e di svago (basta pub!) e natura ben integrata con líartificiale siano un mix imprescindibile per avvicinarsi sensibilmente
a migliorie. Purtroppo sappiamo bene come interessi immediati vengano preferiti a principi ideali quali il lasciare il luogo che si Ë trovato in condizioni migliori
per le generazioni future. Abbandonando i posti noti, passiamo a Torino e ai problemi di una citt‡ contemporanea qualsiasi. Premetto che mi sono informata il minimo
indispensabile su tale citt‡ perchÈ volevo evitare che il conoscere quel posto potesse diventare un limite al mio pensiero. Per quanto riguarda la citt‡ contemporanea,
questa spesso da appunto líidea di essere sconnessa, di vivere nel caos ma credo che in ogni caso sia impossibile adattarci a vivere in una citt‡ senza regole.
Questo richiede come prima cosa líindividuazione di nuovi confini entro cui individualit‡ e socialit‡ ritrovino nuovi modi di esplicarsi. La citt‡ rimane in ogni
caso un luogo sempre pi˘ complesso. Si introduce la parzialit‡ líincertezza, la disgregazione e la dilatazione del vuoto e si cercher‡ di partire da questi punti
negativi necessari per il nuovo progetto.
Inanzitutto credo che sia necessario eliminare le differenze tra centro e periferia e ciÚ comporta necessariamente il decentramento di alcuni funzioni centrali verso
l'hinterland, magari in alcuni edifici dismessi predisposti per la medesima funzione. In questi passaggi reputo che si debba fare molta attenzione perche Ë si vero
che alcune volte la modifica della funzione di un edificio possa funzionare (la prima cosa che mi viene in mente sono capannoni industriali usati come discoteche
oppure ville del periodo rinascimentale usati come musei) perÚ Ë anche vero che altre volte questa trasformazione rende líuso dellíimmobile pi˘
difficile e quindi inadatto (un esempio Ë la stessa nostra facolt‡ di architettura di via corte díappello, che io personalmente ritengo poco funzionale
alle attivit‡ che si svolgono, in quanto sicuramente ospita poche aule per esser sede di una facolt‡; inoltre bisogna considerare che anche le aule, esclusa
la sola aula magna, per nessuna occasione sono in grado di ospitare un anno intero del corso, rendendo necessario lo smembramento di quest'ultimo in due.)
Per quanto riguarda il verde, mi piacerebbe pensare che il tutto non si basi solamente alla riqualificazione dei parchi. Affinche la citt‡ possa diventare non solo
vivibile ma un orgoglio per chi líabita, credo che anche il poter passeggiare in un bel posto sicuramente stimoli il desiderio di ripeterloÖ..suppongo che il
sistema di strade debba essere disegnato in modo tale che tutto sembri molto ordinato, che siano ben definiti gli spazi carrabili da quelli pedonali e da quelli
ciclabiliÖe per fare questo credo basti semplicemente un cambio di colori, una modifica del tipo di pavimentazione. Mi piacerebbe pensare che per quanto possibile,
ci sia un intero sistema di verde che giocherebbe non solo nei parchi o allí interno di punti focali di quel tessuto urbano ma in tutto líinsediamento. Ho visto che
nel concorso spesso si tende a specificare di dare una grande importanza a una intersezione. Ma uníintersezione per definizione propria Ë gia importante di suo,
per questi motivi se dovessi riprogettare, proverei a curare poco un intersezione e a puntare pi˘ energie invece su una parte minore, perchË credo che se questa non viene
curata nel giusto modo Ë molto probabile che divenga una via o una parte scartata dallíinteresse delle persone che si trovano allíinterno del tessuto. Utilizzando
questa stessa idea mi stavo chiedendo se fosse anche possibile creare in alcune parti della citt‡ una situazione stradale inversa, nel senso, far si che il pedone e
il ciclista in quegli spazi diventino i protagonisti della via, allargando al massimo lo spazio pedonale possibile e diminuendo quello carrabile per evitare che
si verifichi una situazione come quella spesso vissuta in citt‡ come Cagliari, dove si esce a passeggiare in gruppo ma poi per via della dimensione del
marciapiede si Ë costretti a passeggiare con una persona accanto e basta oppure direttamente in fila indiana.

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