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La fast fashion

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Disordine nozioni
 · 1 Mar 2022
La fast fashion
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Vi siete mai soffermate ad immaginare chi fabbrica l'abbigliamento Fast Fashion che comprate?
Primark, Mango, Zara, Boohoo, H&M, i vestiti a poco e pochissimo prezzo sono fatti quasi sempre da donne sottopagate nei paesi più poveri del mondo.
E persino in UK: recentissimo lo scandalo di Boohoo e dei laboratori a Leicester, dove le donne lavoravano a £3.40 al'ora.
In generale fast fashion è sinonimo di impatto ambientale devastante, schiavitù e molestie sessuali contro le donne lavoratrici. Questo fenomeno è cominciato con lo spostamento della produzione di abbigliamento in paesi come Cambogia, Myanmar, Vietnam e Bangladesh, dove i salari bassissimi rendono particolarmente conveniente la produzione.
Con l'evoluzione del mercato del fast fashion le consumatrici sono sempre alla ricerca del prezzo più basso, e le grandi marche cercano di comprimere i costi ovunque lungo la catena di produzione.
Il risultato sono salari bassissimi, ordini che vengono modificati o cancellati senza penali, condizioni di lavoro insalubri e pericolose, alto tasso di incidenti sul lavoro.
Nel mondo ci sono 40 milioni di persone che lavorano nelle fabbriche di abbigliamento, e l'80% sono donne. Secondo Oxfam, il 99-100% di queste lavoratrici non guadagnano abbastanza per sopravvivere.
A causa del fatto che le donne lavorano anche a casa, gratis, hanno anche meno tempo per organizzarsi in sindacati. Siccome raramente protestano per i loro diritti, le industrie di abbigliamento le preferiscono ai lavoratori uomini.
L'orrendo crollo della fabbrica Rana Plaza in Bangladesh nel 2013 sembrava aver svegliato le coscienze. Millecentotrentaquattro morti 1,134 sotto le macerie, la maggior parte donne, morte mentre producevano le magliette a £3 che ci piacciono tanto, Primark e Mango tra i marchi che producevano in quella fabbrica.
Delle vittime, quasi tutte donne tra i 18 e i 20 anni, costrette a lavorare in condizioni disumane per 22 centesimi di dollaro all'ora.
Nel 2019, l'85% delle marche che si erano impegnate pubblicamente a pagare salari che permettessero la sopravvivenza alle loro operaie non avevano preso nessuna azione per mettere in pratica le loro promesse nei paesi di maggiore produzione, nel sudest asiatico.
E con la pandemia, e le vendite bloccate o comunque rallentate per mesi, le grosse aziende di fast fashion hanno cancellato tutti gli ordini da Bangladesh, Vietnam, Myanmar, Cambogia, spingendo nella povertà ancora più estrema le donne che producono i loro, e i nostri, vestiti.
Infine, brevemente andiamo a dare un'occhiata in discarica: 300,000 tonnellate di vestiti vengono bruciati in discarica ogni anno in UK; e una grossa percentuale di questi vestiti in discarica non è stata mai indossata.
Cosa possiamo fare allora?
Informiamoci, leggiamo, compriamo i vestiti che ci servono davvero e pensiamo alle donne che li producono, quando li compriamo e ogni volta che li indossiamo.
Ho sintetizzato tantissimo su questo argomento, da leggere ci sono biblioteche internet intere! Vi lascio un po' di risorse se vi interessa approfondire (solo una goccia nell'oceano):
Perché fast fashion è una lotta femminista: https://thegreenhubonline.com/2018/10/21/why-the-fast-fashion-industry-is-a-feminist-issue/
Donne e fast fashion: https://goodonyou.eco/fast-fashion-factories-trap-women/
La discarica immensa nel deserto di Atacama in Cile: https://www.aljazeera.com/gallery/2021/11/8/chiles-desert-dumping-ground-for-fast-fashion-leftovers
Greenpeace su fast fashion e discarica: https://www.greenpeace.org.uk/news/the-uks-fast-fashion-habit-is-getting-worse-and-its-destroying-the-planet/
Fast fashion e schiavitù in UK: https://lucyandyak.com/blogs/news/fast-fashion-and-slavery-in-the-uk
Il vero costo della moda usa e getta: https://www.shared-impact.com/perspectives/the-true-cost-of-fast-fashion/
Il documentario The True Cost (se lo guardate non comprate più nulla per dieci anni): https://truecostmovie.com/
Se non volete comprare il documentario, leggete questo articolo che lo racconta approfonditamente: https://articlesofstyle.com/blogs/news/the-true-cost-of-fast-fashion
Articolo sul True Cost di Livia Firth, da sempre attivista per moda sostenibile e diritti delle lavoratrici dell'industria: https://artsandculture.google.com/story/the-true-cost-of-fast-fashion/iQLSkbO2dHPfIw
La moda sostenibile e il greenwashing: https://eco-age.com/resources/report-greenwashing-machine/
Infine su greenwashing, in particolare le mie bestie nere, H&M: https://www.euronews.com/green/2021/07/02/eu-fashion-brands-found-to-be-lying-about-the-sustainability-of-their-fabrics

#donne #femminismo #herstory #dirittidelledonne #womensrights #feminism #fastfashion #fastfashionisafeministissue

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