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Le mie riflessioni sul libro " Di troppo Amore " di Ameya Canovi

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Published in 
Diario di un viaggio che boh
 · 27 May 2023
Le mie riflessioni sul libro Di troppo Amore di Ameya Canovi
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Era da parecchio tempo che non leggevo un libro italiano, di matrice originale italiana.
Mi hanno parlato bene del libro e visto l'argomento delicato cercavo un testo madrelingua perché pensavo sarebbe stato il top sia in termini di vocabolario, che in termini di cultura.
Mi aspettavo indubbiamente molto di più.
Mi ero dimenticata che la ricerca italiana è un continuo citare cosa ha detto chi, in quale libro alla riga di, senza poi effettivamente " quagliare".
Un libro che non dice molto di più di ciò che già si sa, e considerandolo dunque un libro basico non capisco a chi sia indirizzato considerando che secondo me arrivi a leggere l'argomento solo se sei già a conoscenza che tu per primo potresti essere dipendente affettivo.
Ho segnato ovviamente alcune frasi, ma rimane un libro noioso e scritto male che non va al punto.
Sinceramente non ho ben capito cosa andrebbe fatto.
Nella parte finale si fa una lista di invitati a cena e si descrivano parecchi casi narcisisti. Forse tutti, non lo so. Mi sono chiesta a questo punto quali tratti debba effettivamente avere una persona che si ritiene "sana/normale/completa".
Se stai zitto non va bene perché soffri di insicurezza, se parli sei troppo loquace ed e' solo una maschera che nasconde un trauma infantile dove non sei stato ascoltato e quindi ora "urli".
Insomma è un gioco dove non si vince mai!
Alla fine sto libro mi ha lasciato l'amaro in bocca e non ho ben capito quale sia il caso ideale da raggiungere.
Gli esempi di personaggi seguiti nella terapia li ho trovati al quanto no-sense in quanto non si dice effettivamente come la persona abbia superato il tutto. Di una coppia si dice addirittura " sono dipendenti l' uno dall'altro ma poi non hanno mai continuato le sessioni con me quindi non so bene che fine abbiano fatto. Fine". Questa parte mi ha lasciato davvero perplessa.

Comunque, come da buona letteratura italiana, è un libro che suona quasi come punitivo. Una sfilza di highlights (mettere i punti sulle i) di cosa non va fatto o di come sbagliamo, e mai un momento da dedicare a una pacca sulla spalla per ricordare almeno una volta che sei stato bravo in qualcosa.
Ah no scusa, sono io che mi devo ricordare da sola durante la meditazione che sono brava quando però a lavoro posso fare di più, in famiglia mi si dice che devo fare di più, gli amici aprono bocca solo se c'è da ricordarti dove hai sbagliato e mai di quando ci sei stata quando erano nei pasticci.
Diciamo che se la gente imparasse ad aprire la bocca anche quando si fa qualcosa di corretto, ci sarebbe meno casi di bassa autostima e meno caso di dipendenza affettiva. Perché alla fine dipendenza affettiva significa appunto colmare la mancanza o i rifiuti tramite l' accettazione di un'altra persona, un qualcosa che ci fa sentire di nuovo forti per affrontare la vita.
E da dove viene la mancanza? Dal concetto che in Italia ci viene sempre ricordato quando sbagliamo, un qualcosa che mina la nostra autostima.

Un libro da leggere, chiudere e non riaprire.

Cercherò le mie risposte altrove

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