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Spunti di riflessione dal libro “Sono solo un gatto” di Helga Siersch

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Published in 
Business Arch Stefanialand
 · 19 Nov 2022

Capitolo “I Netturbini” pagina 99

é facile pensare secondo categorie e chiudersi in pregiudizi. E’ quello che utiamo agli umani nei nimpostri confronti e poi siamo i primi a perpetrarlo nel nostro mondo. Siamo qui per portare avanti una rivolta e restiamo ancorati ai nostri preconcetti? Chiediamo all’uomo di comprendere le nostre necessità di gatti, di avere considerazione del nostro modo di essere, e per primi scartiamo la possibilità dell’intervento di un cane solo perchè di appartenenza a un’altra razza?

La piazza ammutolisce.

Non so se capiamo davvero quello che voglio dire, ma una cosa è certa: sostenere un’idea con convinzione funziona!

Quello di cui vi parlo è un essere speciale, con una sensibilità speciale, tanto che il suo nome è Duscka, che significa ‘anima’! Questo cane ha un padrone che ha scritto una lettera di protesta per lo spostamento del mercato e intende consegnarla al commissariato.

Io credo che non debbano partire sempre dagli umani queste iniziative: dobbiamo imparare a rappresentare e difendere i nostri diritti da soli. Quella lettera dobbiamo recapitarla noi!

Dal fondo della piazza si alzano alcune voci di protesta:

Ma chi darebbe retta a un gatto che porta una lettera in commissariato? Non ci farebbero neppure avvicinare!

Ho pronta la riposta:

Per questo vi ho parlato di Duscka: lui potrebbe rubarla al padrone e consegnarla insieme a noi. Se ci fosse un cane, i poliziotti potrebbero porci maggiore attenzione e rappresenterebbe di per sè un atto altamente simbolico: cani e gatti che si uniscono per un obiettivo comune. Un forte gesto di tolleranza e di solidarietà. Ma se avete un’ idea migliore, prego… esponetela subito

Si alza un fitto vocio. I gatti si consultano. Ogni tanto si alza un grido.

Io resto fermo sul muretto impettito, in attesa del responso, non riesco a comprendere quale sia la corrente predominante.

Guardo il mio corpo e mi sembra cresciuto.

Felix resta seduto a fissare il nulla, non parla con gli altri, non ha espressioni sul muso. Sembra che questo discorso lo abbia sbigottito.

Il Consiglio degli Anziani si riunisce senza di lui ai piedi del pulpito.

Ecco che Pericle sale sul muretto e si gira verso la folla:

Signori, io non ho mai sentito un discorso di questo tipo.

Fa una lunga pausa poi riprende:

Il nostro amico Ulisse ha toccato aspetti troppo complicati in questo momento di emergenza. Non mi sembra il caso, stasera, di aprire un dibattito sull’argomento. La sua proposta, comunque, risulta la più concreta finora avanzata da tutti noi, per cui il Consiglio degli Anziani ha deciso di prenderla in considerazione e accettarla”

La folla è più frastornata che convinta, comunque nessuno ribatte.

La mia proposta costringe tutti a mettersi davvero in gioco e la maggior parte di loro non è disposta a farlo. Preferiscono passare la vita a lamentarsi di ciò che non hanno e ad inventare storie sul loro coraggio.

Io guardo Pericle, poi Felix, che nel frattempo ha riportato il suo sguardo giallo e blu su di noi, e ribadisco:

Allora d’accordo!

I due gatti più importanti e rappresentativi di Ponte Milvio mi guardano benevoli ma preoccupati.

Si bloccano nelle loro posizioni e mi studiano per capire se possono davvero fidarsi.

Io restituisco loro uno sguardo limpido e sincero.

Dopo qualche minuto, all’unisono, rispondono:

D’accordo, gatto Rosso.

Capitolo La Visita pag. 167

Si dice che tu abbia fatto qualcosa a Ponte Milvio

E come fai a saperlo?

Ho assistito a un’ animata discussione fra due gatti del vicinato, uno ti descriveva come un grand condottiero e l’altro sminuiva qualunque opera avessi compiuto.

Be’, credo che non sia corretta nessuna delle due versioni: sono solo un gatto.

Mi osserva con uno sguardo luminoso, i suoi occhi mi confondono. Poi le si abbassano le orecchie e l’espressione del muso si rabbuia:

Non me ne parlare, io invece sono una frana.

Perchè dici questo?

Combino tali disastri in casa, e poi mi sento in colpa, ma non ho modo di recuperare. Io non o faccio apposta! Oggi, ad esempio, ho rotto un piccolo vaso prezioso. La mia padrona credo che mi odi.

Sentirla pronunciare quelle parole mi fa desiderare di essere altro che Obama: vorrei poteri paranormali per strappare dal suo cuore qualunque venatura di dispiacere. Devo cercare di convincerla che non è così, che lei è la creatura più preziosa sulla faccia della terra. Ci provo…

Da quello che mi racconta Milly, Flavia non potrebbe mai disprezzare un animale! Tu sei una gattina buona e molto dolce. Sarà sicuramente innamorata di te, non si può non esserlo. E poi non sono queste le cose importanti nella vita, ce ne sono di ben più rilevanti.

Tu dici? Ad esempio?

Beh, finalmente si rompe un vaso, è solo un oggetto, un ricordo che perdiamo. E’ un dispiacere semplice, diretto ma definito. Ben più grave è quando si rompono gli equilibri.

Cosa intendi?

Quando si disprezza qualcosa nell’intimo. E’ sempre li, dentro di noi, ma non è più possibile recuperarlo.

Tu fai dei ragionamenti molto difficili. Si vede che hai avuto una vita piena di avventure

Non la sto ascoltando. Osservo il terreno o il nulla, poi fisso i miei occhi nei suoi e, con una certa crudezza ripeto:

Quando qualcosa cambia, non possiamo farci niente. Non possiamo entrare nelle nostre viscere a sradicare il nuovo, ne correre a recuperare il vecchio. Ci troviamo esseri diversi e non lo abbiamo desiderato, dobbiamo semplicemente accettarlo

E perché dovrebbe accadere tutto questo? Mi metti paura!

Non bisogna avere paura dei cambiamenti. Se arrivano, anche quando ci sottraggono qualcosa che amiamo, possono rappresentare un’opportunità di crescita. Senza la capacità di rinunciare a ciò che abbiamo, il mondo non cambierà mai davvero

Margot mi guarda interdetta.

Forse non sono discorsi da fare a una bambina.

…….

Vorrei dirle che ciò che ho appena dichiarato in realtà non esiste e che al mondo non proverà mai dolore, o delusione. Ma mentirei.

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